Pacentro e la sua storia
Pacentro è un comune italiano di 1 131 abitanti[2] della provincia dell'Aquila in Abruzzo. Fa parte della comunità montana Peligna, del parco nazionale della Majella e del club dei borghi più belli d'Italia.
Storia
Pacentro viene citata per la prima volta nell'VIII secolo, quando viene donata al monastero di San Vincenzo al Volturno da parte di duchi spoletini.
Con l'invasione della vicina Valle Peligna da parte delle scorribande di Saraceni e Normanni, numerose case e chiese vengono edificate nel territorio circostante al castello (X-XI secolo) e si assiste a un miglioramento dell'economia del borgo.
Nel 1170 circa, il Catalogo dei Baroni del Regno di Napoli attesta che Pacentro è abitato da 48 famiglie.
Durante il periodo caldoresco (1270 circa - 1464), caratterizzato dalla ridestazione della lotta tra gli Angioini e gli Aragonesi per il governo del Regno di Napoli, il paese diviene uno dei protagonisti del conflitto, in quanto la vicina Sulmona sostenne gli Aragonesi. Con Giacomo Caldora il paese vive un periodo di pace, terminato con la vittoria degli Aragonesi, causa della sottrazione dei feudi ad Antonio Caldora.
Dal 1483 al 1612 il paese sottostà alla famiglia degli Orsini, mentre nel periodo compreso tra il 1613 e il 1624 è governato dal capitano Antonio Domenico De Sanctis.
Nel 1626 il feudo, frazionato dai creditori, cade in mano ai Colonna.
Successivamente, nel 1664, il castello viene venduto dalla Regia Camera della Sommaria a Maffeo Barberini, che lo cede ai marchesi Recupito di Raiano dai quali viene gestito sino all'eversione della feudalità.
Dopo l'Unità d'Italia, l'intera zona è segnata dal fenomeno del brigantaggio.
Nel corso del XX secolo varie fasi di emigrazione spopolano man mano il paese. Negli anni '70 inizia la rivalorizzazione del paese, negli anni '90 il castello, a rischio crollo, viene restaurato con contrafforti di cemento e reso visitabile.
A partire dal 2000 il borgo diviene oggetto di frequenti visite turistiche, dovute alla bellezza del centro antico e del castello.
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture militari
Castello Caldora: monumento principale del paese, situato sulla cima, costruito dai Normanni nell'XI secolo. Il condottiero Giacomo Caldora lo restaurò e potenziò nel XV secolo, dopo la parziale distruzione di Federico II di Svevia; e il maniero successivamente passò in mano a vari signori, fino all'abbandono e al restauro. Il castello era una delle roccaforti principali della valle Peligna, insieme a Popoli e Roccacasale; nel XIII secolo fu innalzata la grande torre nord-est, che era il puntone del castello originario a forma di triangolo. Le decorazioni si devono ai Cantelmo e agli Orsini: ossia stemmi di pietra e ghirlande, nonché merlature sulle torri, semi danneggiate dal terremoto del 1706. Il castello ha pianta quadrata con due torri di controllo all'accesso dal ponte levatoio, la torre nord-est ha un fregio di donna, forse Rita Cantelmo, madre di Giacomo Caldora, e lungo le mura ci sono varie feritoie per i cannoni.
· Porta della Rapa: ingresso dal borgo medievale che porta alla salita del castello. È in pietra con forma di arco a sesto acuto.
Architetture religiose
· Chiesa di Santa Maria Maggiore (XIII secolo - XVI secolo): in piazza del Popolo, risale al XIII secolo, posseduto anche se è stata trasformata dopo il terremoto del 1706. Ha imponente facciata in pietra bianca, tripartita da paraste, in stile barocco, con tre portali, dei quali il centrale è il maggiore, con doppio timpano, alla base a triangolo spezzato, e al piano superiore a semicerchio spezzato. La volta centrale delle tre navate, è riccamente decorata da stucchi di Attilio de Chellis, con scene di vita della Madonna, posseduto nonché con uno stucco centrale della Vergine in trionfo. Il pulpito è in legno di noce, intagliato dai maestri di Pescocostanzo. Ma all'esterno di medievale resta il campanile slanciato con cuspide.
· Chiesetta di San Marcello (XI secolo); una delle chiese più antiche del paese, risalente all'XI secolo, e modificata nell'interno nel 1801. La chiesa nel 1356 è citata nel catalogo vescovile delle chiese della diocesi valvense. Attualmente ospita la Confraternita di San Carlo Borromeo. La facciata è trecentesca, con portale durazzesco con a sinistra una lunetta ogivale con affresco della Madonna col Bambino.
· Chiesa di San Marco (XVI secolo): si trova nella parte ottocentesca del borgo, appena fuori dalle mura. Risale al Seicento, ma è stata modificata in stile neoromanico nel 1915 all'esterno. Era la cappella della famiglia Rossi, costruita da Domenico Saverio. La facciata presenta un portale a tutto sesto, sormontato da rosone a raggi e da un campanile a vela sopra il timpano triangolare.
· Convento francescano dei Minori Osservanti (XVI secolo); si trova appena fuori dal paese, costruito nel 1589, in stile classico rinascimentale. Le pareti del chiostro rappresentano un ciclo pittorico della vita del poverello di Assisi; accanto vi è la chiesa dell'Immacolata Concezione, in stile barocco con navata unica a volte bottata. Presso l'altare vi è un dipinto di Bartholomaus Spranger. Presso gli altri altari laterali ci sono tele di San Francesco e della Crocifissione.
· Eremo di San Germano (XV secolo): si trova presso il valico di San Leonardo, cappella pastorale usata anche come abitazione, del XV secolo. L'interno a navata unica è molto spartano.
Monumenti civici
Palazzo La Rocca: principale costruzione civile, vicino a piazza del Popolo, usata nel XVI secolo come sede amministrativa e tutt'oggi in uso. Ha incisioni nei lastroni del pavimento con figure umane e simboliche. Il portale è decorato da roste, da una coppia di uccelli e una figura femminile. L'interno, oltre a sede municipale, è anche sala del Museo civico.
· Casa "Marlurita": semplice casa medievale della signora Maria Loreta Pacella, divenuta museo di sé stessa, con arredi ottocenteschi, tipici della vita paesana di quel periodo.
· Casa Ciccone: antica dimora del borgo, nota per i nonni della famosa cantante Madonna.
· Fontana lavatoio: si trova nella salita del castello, ed era usata fino alla metà del Novecento come lavatoio. Ha una pianta a mandorla, realizzata in pietra locale.
· Fontana di Piazza del Popolo: si trova davanti alla chiesa parrocchiale, ed è del XVIII secolo, con una bella vasca ottagonale in pietra lavorata di con volti umani su ciascun pannello.
· Storico Pastificio Morrone: costruzione settecentesca, usato come pastificio dal 1880 da parte di Eustachio Cappoli. Oggi è museo di sé stesso, con i macchinari novecenteschi.
· Pietra dello scandalo o della vergogna: blocco modellato a forma di fiasco o cipolla, si trova presso Porta Santa Maria, usata nel Medioevo per il supplizio pubblico di chi non poteva pagare i debiti.
Parco nazionale della Majella - Passo San Leonardo
Pacentro si trova in buona posizione per varie escursioni in natura. Il percorso porta a monumenti di interesse come il tholos del pastore, o alla chiesetta di San Germano, sul valico di San Leonardo. Le piante tipiche sono l'orchidea, posseduto la genziana e le peonie.
La corsa degli Zingari
Veduta del borgo, con il campanile della chiesa di Santa Maria Maggiore e le torri del castello Caldora
Tra le tradizioni locali spicca la "corsa degli Zingari", gara podistica a piedi nudi che si tiene la prima domenica di settembre in onore della Madonna di Loreto, la cui confraternita ha locazione nella chiesa omonima del centro. I giovani del paese salgono sulle pendici del Colle Ardinghi, che si trova di fronte al paese, e al suono improvviso della campana della chiesetta dedicata alla Vergine si lanciano scalzi lungo il ripido e aspro sentiero che dal colle porta alla chiesa riportando non poche ferite. Di origini antichissime, risalenti secondo alcuni a riti romani, la leggenda vuole che la corsa fosse utilizzata anche dal valoroso condottiero Giacomo Caldora per selezionare tra i popolani validi elementi per il suo esercito mercenario.
Quel che è certo è che su una base pagana, come per molte ricorrenze religiose, si è poi inserito il culto cristiano per la Madonna di Loreto. Al di là delle leggende la Corsa è documentata con certezza, per ricostruzione orale e documentale negli ultimi 200 anni e trae origine dalle tradizioni silvo-pastorali della popolazione. Il vincitore della corsa riceve in premio l'ambito Palio, un taglio di stoffa che nei tempi passati serviva per cucire il vestito buono. Al termine della gara, quando l'ultimo concorrente è arrivato stremato all'altare della chiesa, le porte del santuario si serrano per portare a termine le operazioni di soccorso e medicazione delle ferite. Si riapriranno dopo pochi minuti per lasciare spazio al corteo del vincitore. I primi tre classificati vengono portati in spalla dai compagni per le vie del paese accompagnati dalla banda musicale.
La rievocazione storica "Matrimonio dei Caldoreschi
Si tratta di una rievocazione medievale iniziata negli anni '90, per rivalorizzare il centro e la storia di Pacentro; la celebrazione dura una settimana, che cade tra la fine di luglio e l'inizio di agosto, e ogni giorno si assiste a percorsi culturali e folkloristici delle tradizioni popolari medievali, fino all'evento finale del matrimonio del conte Jacopo Caldora con la contessa di Popoli, presso il castello