La majella ed il Morrone

·         co Nazionale: tra Natura e Storia

IL "PADRE" DEI MONTI, O LA "MONTAGNA MADRE"

Il massiccio della Majella è, dopo il Gran Sasso d'Italia, il gruppo più elevato dell'Appennino, ed è un grandissimo patrimonio di biodiversità.

Quando si parla di Majella la mente associa subito la parola montagna.
Poi natura, animali e silenzio rigenerante.
Il “padre dei monti”, com’è stato definito il massiccio della Majella, significa tutto questo e molto di più: eremi e abbazie, canyon selvaggi, borghi in cui la storia scorre da millenni.

 

IL PARCO NAZIONALE

La Maiella: il “Padre dei Monti” secondo Plinio il Vecchio, la “Montagna Madre” per gli abruzzesi.

Si tratta di un gruppo montuoso alto, imponente, impervio e selvaggio, patrimonio mondiale dei Parchi Nazionali. Con i suoi 2793 m. è il secondo massiccio degli Appennini continentali dopo il Gran Sasso.

Cuore del magnifico Parco Nazionale della Majella, istituito nel 1991, che copre un’area totale di 74.095 ettari e si sviluppa in 39 comuni delle province dell’Aquila, Pescara e Chieti.

Vi si può accedere al parco partendo da Lettomanoppello se si viene da nord, Guardiagrele da est, Pescocostanzo da sud e, infine, Sulmona da ovest.

Il parco ha una fauna ricchissima che vanta, accanto a camosci, lupi, cervi, caprioli, lontre, gatti selvatici e aquile reali anche alcuni esemplari di orso marsicano.

Una particolarità del Parco deriva dal fenomeno del carsismo: l’acqua scorrendo sulle rocce calcaree che la costituiscono ne amplia le naturali fratture creando grotte, oltre 100 nel territorio della Majella e stalattiti e stalagmiti.

Altra peculiarità è quella degli eremi, più di venti in tutta la zona, costruiti nei luoghi più impervi della montagna.

Ognuno dei 39 comuni che formano il parco merita una visita per motivi diversi.
Pacentro è uno di questi, e ospita uno dei Centri Visita e Informazioni del Parco.

Nel parco il “cosa fare” diventa un “c’è solo l’imbarazzo della scelta”!
Il parco è bellissimo in ogni periodo dell’anno e le attività da effettuare sono diverse a seconda del periodo dell’anno.

 

 

VIVERE IL PARCO D'ESTATE

In primavera e in estate si assiste al risveglio della natura dopo i mesi di gelo e le attività più belle da effettuare sono quelle legate all’escursionismo a piedi, in mountain bike o a cavallo, il canyoning, l’arrampicata sportiva e il rafting.

Per quanto riguarda l’escursionismo a piedi, ci sono oltre 120 sentieri in tutto il territorio del parco, ben segnalati e con diversi gradi di difficoltà. Per trekking più lunghi sono stati studiati quattro percorsi tematici di vari chilometri: il Sentiero dello spirito (73 Km.), il Sentiero del Parco (83 Km.), il Sentiero della libertà (31 km. suddivisi in due tappe) e il Sentiero delle Capanne in pietra (27 Km.).

Per quanto riguarda l’escursionismo a cavallo, invece, sono stati studiati 27 itinerari che toccano zone diverse del parco e permettono di conoscerlo al meglio.
Sono attivi inoltre alcuni percorsi da effettuare in mountain bike per conoscere al meglio il parco e altri sono in fase di realizzazione.

Gli appassionati di arrampicata sportiva troveranno soprattutto nella zona di Pennapiedimonte e Roccamorice pareti magnifiche, di canyoning troveranno nella zona di Abbateggio e Roccamorice, nella Gola del Cusano e di Guardiagrele dei luoghi dove dare sfogo alla propria splendida passione.

Infine nella zona di Civitella Messer Raimondo si possono effettuare sport adrenalinici come il rafting e il kayak.

Per lo svago di tutta la famiglia il Parco Avventura di Guardiagrele offre la possibilità di passare una giornata davvero divertente passeggiando su ponti tibetani e passerelle.

 

COSA FARE D'INVERNO

In autunno ed inverno la Majella si veste di bianco per lasciare spazio agli sport invernali.

Per quanto riguarda lo sci, splendidi comprensori vi attendono nei comuni di Roccaraso, Rivisondoli, Pescocostanzo, Campo di Giove, Pretoro, Pacentro e Pizzoferrato.

Lo sci di fondo, invece, può essere praticato nei comuni di Pescocostanzo, Pretoro e Lettomanoppello.

Infine le ciaspole, o racchette da neve, vi consentiranno di effettuare alcune delle escursioni estive più belle in un’atmosfera di rarefatta bellezza.

 

·         Un massiccio a protezione del borgo

IL PERFETTO BALCONE PANORAMICO SULLE MAGGIORI MONTAGNE ABRUZZESI

Inserito nel territorio della Comunità Montana della Maiella e del Morrone.

Il monte Morrone (m. 2061), con la sua lunga dorsale che separa la Valle dell´Orta dalla Valle Peligna. Una montagna selvaggia e conosciuta dagli escursionisti, rappresenta un ottimo balcone panoramico sui maggiori gruppi montuosi abruzzesi.

 

LA MONTAGNA

Il monte Morrone (m. 2061), con la sua lunga dorsale che separa la Valle dell´Orta dalla Valle Peligna, deriva dal termine murrone col significato di roccia, è un toponimo condiviso da alcune località geografiche tra loro distanti nell'Italia meridionale.

Si tratta di un gruppo montuoso dell'appennino centrale abruzzese che sovrasta la città di Sulmona, racchiuso tra la Valle Peligna, il fiume Aterno e la Majella, dalla quale è separato dalla valle del torrente Orte.

È inserito nel territorio della Comunità Montana della Maiella e del Morrone e costituisce una riserva naturale protetta inserita nel Parco nazionale della Majella, ed è meta di escursioni alpinistiche.

 

 

CULTURA

Il nome Morrone deriva dal termine murrone col significato di roccia, è un toponimo condiviso da alcune località geografiche tra loro distanti nell'Italia meridionale.

Su una terrazza del monte Morrone si trovano i resti della presunta villa di Ovidio presso la Badia Morronese del XIII secolo (da qui, seguendo un sentiero, si sale all'Eremo di Sant'Onofrio), la villa è stata recentemente riconosciuta come il santuario romano di Ercole Curino, (Curino ha lo stesso etimo di Quirino e Curia, intesi come gruppo sacrale di uomini).
Nel santuario fu rinvenuta la splendida statuetta bronzea dell'Ercole in riposo, considerata da alcuni studiosi un originale di Lisippo, oggi conservato nel Museo Archeologico Nazionale d'Abruzzo a Chieti.

Sul monte Morrone si trovano anche due caverne che costituirono gli eremi del santo Pietro da Morrone, che si ritirò in eremitaggio nel 1239 in una caverna isolata sul Monte Morrone, sopra Sulmona, da cui il suo nome.
Nel 1241, dopo gli studi nel seminario romano, ritornò sul monte Morrone, in un'altra grotta, presso la piccola chiesa di Santa Maria di Segezzano, spostatosi presso il monte Palleno sulla Majella si stabili poi nell'eremo di Sant'Onofrio.